martedì 4 dicembre 2012

Le ripetute del triatleta. (Zona Cambio #4)

Ispirato dall’allenamento odierno, il quarto dello stesso tipo ripetuto una volta a settimana, il giovedi, ho deciso di esternare le mie sensazioni a riguardo. Ho appena postato su face book una domanda che mi si propone quando devo fare le ripetute e so che purgherò (per me le ripetute purganti sono quelle di corsa…ma potrei capire benissimo le stesse sensazioni su lavori molto duri di nuoto, bici o combinati). Alcune risposte sono state confortanti fortunatamente. La domanda riguardava una scena classica che io vedo ogni giorno nel palazzo dove lavoro: vado a prendere il pranzo a sacco perché salterò la mensa per potermi allenare, per farlo passo davanti al bar che è invaso di colleghi per l’aperitivo…ma chi è più coglione tra me e loro?

Le ripetute incombono come una spada di Damocle sulla mia testa, forse è questa sensazione torcibudella che mi fa partorire questi dubbi. Però è proprio così, già al mattino appena sveglio mentre preparo lo zaino sto pensando alle ripetute e mi prende il mal di pancia. Poi il tram tram quotidiano prende il sopravvento e il cervello distoglie l’attenzione dalla tortura che inizierà esattamente a mezzogiorno. Ma quando arriva il momento di ritirare il sacchetto-viveri il momento sta arrivando. Di ripetute ce n’è di tantissimi tipi: corte, medie, lunghe, in salita, sul piano, in pista, su sterrato, con poco, medio, molto recupero, con recupero attivo, a ritmo medio, medio-veloce, veloce, velocissimo, A2, B1, B2, C1, Ctua, C3, crono ed alla velocità del suono! Io sto parlando di quelle che più stanno sulle palle!

Durante il riscaldamento c’è una sorta di sdoppiamento astrale, faccio le cose in automatico come se non fossi io a farle, gesti consolidati dalla consuetudine, corsa lenta, allungamenti, esercizetti di tecnica, leggero stretching, allunghi. Beh è arrivato il momento di partire, la titubanza nel premere la prima volta il tasto “lap” è legata all’attesa di una benedizione del cielo che non arriverà mai! Quindi è il momento di farsi coraggio e partire con la prima. La prima ripetuta può dare subito un responso importante su come stiamo quel giorno e su quanta sofferenza ci aspetta ancora. Ovviamente guardando il tempo della prima ripetuta il pensiero andrà a quanto carico c’è stato nei giorni precedenti per giustificare quel tempo, buono o cattivo che sia. Le frasi che mi passano in mente sono “però devo aver recuperato bene” oppure “la bici mi è rimasta nella gambe!” oppure “non mi sono scaldato bene”…in questo caso ho fatto un tempo veramente del piffero! Ma ormai ci siamo, i recuperi vanno rispettati rigorosamente, il ghiaccio è rotto ed il triatleta va avanti, non molla! Ripetuta dopo ripetuta si delinea, sempre nell’atroce sofferenza, la buona o cattiva giornata. I pensieri ricorrenti sono allo stato di completamento dell’allenamento su frazioni 1/10, 1/5, 1/4 eccetera o in percentuale 10%, 20%...fino ad arrivare alla metà. Qui se stiamo bene siamo arrivati GIA’ a metà, altrimenti siamo APPENA a metà!

Il triatleta porta a casa le sue ripetute “odiate prima e durante, tanto amate un secondo dopo aver terminato l’ultima” (cit. Pitt) a prescindere dal risultato. Risultato che comunque va analizzato in tranquillità, confrontandolo con le altre sedute dello stesso allenamento, controllando il rispetto dei recuperi, i progressi in termini di velocità e/o frequenza cardiaca. Normalmente a questo punto della giornata, con la pace nel cuore, il buonumore in circolo, la coscienza tranquilla, a seconda dell’esito positivo o negativo dell’allenamento ho le idee più chiare tra chi è più coglione tra me ed i miei colleghi!

  (versione integrale del post sul numero 4 di Zona Cambio, scarica il magazine qui)

6 commenti:

  1. AH AH! :D
    Spettacolo!! è proprio così..
    e naturalmente i coglioni siamo noi che andiamo a prendere l'aperitivo DOPO le ripetute ;D
    bell'articolo, Luì

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  2. grandissimo!!!
    comincia a pensare al prossimo ;)

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  3. :)

    Grandissimo Luì...
    tocca continuare a lavorare

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